Voglio studiare in UK: quali sono le conseguenze della Brexit?

Gli inglesi hanno votato, vogliono lasciare l’Unione Europea. È tempo di riflettere sulle conseguenze di questa decisione. In molti si stanno chiedendo cosa cambierà, soprattutto tutti quegli italiani che studiano o lavorano in Gran Bretagna.

 

Tutto è ancora da decidere, devono ancora essere stipulati i negoziati, ma è possibile intravedere alcune conseguenze plausibili di questa “Brexit”, parola che deriva dalla contrazione di “Britain” e “exit”.

 

Conseguenze per gli studenti Erasmus

Gli studenti italiani che hanno già iniziato un percorso di studi in UK potranno terminarlo.

Lo stesso vale per tutti i giovani che hanno iniziato il loro Erasmus: non dovranno per forza tornare in Italia fino alla fine del progetto.

Ma dopo che la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea gli studenti inglesi non saranno più inclusi nel Progetto Erasmus e non potranno usufruire dei fondi che l’Europa mette a disposizione dell’istruzione. Lo stesso vale per gli studenti italiani e degli altri Paesi dell’UE, che non potranno più partire in Erasmus con destinazione Gran Bretagna.

Ma c’è ancora speranza.

Alcuni Paesi non europei sono da sempre “associati” al progetto Erasmus e permettono agli studenti di europei di studiare nel loro Paese.

Non rimane dunque che attendere la decisione della Gran Bretagna e capire se uscendo dall’UE deciderà anche di lasciare il Progetto Erasmus o se vorrà farne parte da Paese associato.

 

Conseguenze per chi vuole andare a studiare nel Regno Unito

Recarsi in UK per per studiare inglese o per frequentare l’università sarà sempre possibile, ma le regole potrebbero cambiare.

I cittadini europei che volessero andare a studiare in Gran Bretagna dopo la Brexit saranno costretti a pagare tasse e rette scolastiche molto più alte delle attuali, dato che sarebbero trattati da studenti internazionali e non potrebbero più godere delle agevolazioni riservate finora agli studenti dell’UE.

 

I titoli di studio inglesi varranno ancora nel resto d’Europa?

Probabilmente sì, non c’è alcuna ragione per cui non dovessero più essere ritenuti validi.

 

L’inglese rimarrà la lingua franca anche a livello europeo?

In molti si pongono questa domanda.

La risposta è che non si può mai prevedere il futuro ma è realisticamente molto difficile che improvvisamente la lingua inglese, da secoli lingua franca, passi ad essere una lingua secondaria. L’inglese è da sempre una delle lingue più studiate e parlate, non solo per la sua maggiore facilità rispetto ad altre ma anche per aver agevolato i rapporti (linguistici e non) con Stati Uniti d’America, Australia e quasi tutto il resto del mondo.

Ciò nonostante si pongono alcuni problemi giuridici all’interno dell’Unione Europea come istituzione.

Dato che i trattati prevedono l’uso delle sole lingue dei paesi aderenti e gli irlandesi hanno scelto il gaelico e i maltesi il maltese, il Regno Unito rimaneva l’unico ad utilizzare l’inglese. Con l’uscita dalla UE sono destinate a sparire le traduzioni dei documenti ufficiali e le interpretazioni delle sedute al Parlamento Europeo e con loro anche la possibilità per i rappresentanti degli Stati di comunicare in inglese. Se il Consiglio Europeo non dovesse modificare questa regola si potrebbe presentare la necessità di utilizzare il francese o il tedesco come lingue alternative.

 

Il dibattito rimane ancora aperto e nulla è stato ancora definito. Nel frattempo, non vale assolutamente la pena scoraggiarsi!

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