Addio prof! Le lingue ce le insegnano i robot

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Addio prof! Le lingue ce le insegnano i robot

 

Secondo la didattica tradizionale, ogni bambino dovrebbe avere un insegnante madrelingua diverso per ogni nuova lingua che deve imparare. Ma, come ben sappiamo, spesso ciò non accade…soprattutto in Italia!

 

Potrebbe quindi la tecnologia venirci in aiuto?

 

Questa è la grande domanda a cui un team di ricercatori europei sta cercando di rispondere.

Il progetto, finanziato dall’Unione Europea e battezzato “L2TOR” (pronunciato “el tutor”), mira a sviluppare una serie di robot capaci di comunicare direttamente con gli studenti e di reagire, allo stesso tempo, alle loro emozioni come gioia, tristezza, noia e confusione. Così come gli insegnanti umani sono capaci (a almeno si spera!) di comprendere i segni non verbali dei loro studenti, queste macchine sono state progettate per fare lo stesso.

Se un bambino si annoia, ad esempio, il robot dovrebbe essere capace di modificare il proprio approccio d’insegnamento. Se, invece, avverte contentezza, andrà avanti.

 

Questi dispositivi aiuteranno gli studenti ad imparare il vocabolario di base e a raccontare semplici storie utilizzando microfoni, telecamere e schermi touch. Attraverso le reti neurali artificiali saranno in grado, poi, di analizzare tutte le informazioni che sono state raccolte.

 

Il nuovo metodo didattico che prevede i robot come insegnanti, è rivolto sopratutto a bambini di 4-6 anni e la sua sperimentazione si svolgerà durante l’arco di tre anni (tra l’1 gennaio 2016 e il 31 dicembre 2018). I robot, in futuro, potrebbero essere presenti in ogni casa o scuola materna. Gli esseri umani non scomparirebbero del tutto, ma sarebbero i robot a giocare un ruolo fondamentale.

 

Già cinque università e due aziende stanno collaborando al progetto L2TOR, utilizzando gli umanoidi. I ricercatori sperano di aiutare i bambini di recente immigrazione, come ad esempio i bambini turchi che arrivano in Germania o nei Paesi Bassi, ad imparare più velocemente la lingua del Paese ospitante e di favorire la loro integrazione in modo più efficace.

 

Il progetto, lanciato dal team guidato dal Dr. Stefan Kopp, esperto di intelligenza artificiale, comprende tre fasi. La prima, che è già in corso, è quella di portare i nuovi androidi in tutti gli asili della città di Bielefeld. Dopo aver valutato da un punto di vista scientifico l’esito della fase pilota, inizierà la seconda fase, che si occuperà di sviluppare modelli capaci di adempiere completamente al loro ruolo di insegnanti.

 

Fino ad ora si è scoperto che i bambini sono capaci di integrarsi perfettamente con i robot e che non hanno avuto nessun problema di comunicazione. Per facilitare la comunicazione, il primo robot ideato, Neo, ha l’aspetto di un essere umano, piccolo e simpatico.

Secondo gli scienziati, i più piccoli potranno imparare meglio e più velocemente una lingua straniera grazie all’ androide piuttosto che con i metodi professionali impiegati al momento.

 

Una domanda alla quale gli scienziati sperano di poter rispondere, però, è se i bambini imparano meglio perché prendono il processo di apprendimento come un gioco o se davvero il robot svolge un ruolo fondamentale nell’insegnamento di una nuova lingua. Solo l’osservazione a lungo termine ce lo dirà, quindi non ci resta che aspettare!

 

Ma c’è chi di fronte a questa notizia rimane un po’ scettico e perché no? Anche sconcertato…

 

I robot saranno capaci di insegnare una pronuncia naturale? Che tipo di accento saranno capaci di insegnare?

 

Ci stiamo avviando verso un futuro sempre più disumanizzato? Che fine faranno le relazioni umane? I bambini di domani che ricordo avranno della scuola e della loro infanzia?

È giusto sottovalutare ancora più di come si faccia adesso in un Paese come l’Italia, il ruolo dell’insegnante?

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Silvia Spatafora per CourseFinders

 

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